Nel giorno della Memoria: lettera all’amico Rob Heiden Heimer (FB – 27 gennaio 2023)

Caro Fratello Rob, insostituibile amico,

Come ogni anno, a partire da quel fortunato giorno del 2004 che segnò il nostro incontro, ti sono vicino nel ricordo e nella Memoria. Ti trasmetto alcuni pensieri.

Il filosofo cristiano Atanasio (295-372 d.C.) confessava, in tutta onestà, che ogni qualvolta si chinava a riflettere sulla divinità del Logos, ovvero sulla Sapienza intesa come emanazione diretta della divinità, i suoi sforzi – faticosi e vani – si ripiegavano su se stessi. Sosteneva infatti che “quanto più studiava, tanto meno capiva e quanto più scriveva, tanto meno era in grado di esprimere i suoi pensieri”. Con ciò intendeva dire che ad ogni passo della ricerca – laddove sincera ed onesta – è impossibile non avvertire la disproporzione tra l’ordine di grandezza dell’oggetto ricercato e la capacità (limitata) dell’essere umano. Atanasio, così come Ario (256-336 d.C.) e molti altri, proveniva dalla Scuola Alessandrina, vero punto d’incontro tra le culture greche, latine, giudaiche, siriache ed egiziane. Considerando l’Uomo anche dal punto di vista della sua limitatezza, si opponeva alla crescente cultura di una Chiesa “organizzata” che dai suoi adepti esigeva, invece, una disciplina ferrea volta alla conquista della cosiddetta “conformità spirituale”. Riflettendo sulla portata filosofica di queste due concezioni così diverse tra loro e, soprattutto, sulle conseguenze che ne sono derivate, sono sorte in me alcune domande che - a dirla tutta - m’inquietano molto: l’uomo, quindi, mira ad essere conforme a Dio ed a considerarsi il Suo riflesso? Ma quale Dio? Esiste un Dio o un Essere Supremo che raggruppi. ed unisca tutti gli uomini? E ancora: Dio è davvero malvagio e distruttore, così come la storia del mondo ci ha insegnato a credere?

Ho dedicato gran parte della mia vita alla ricerca di “un po’ di Verità” ed alla riflessione sull’Uomo, sulle sue potenzialità cognitive, affettive, biologiche, sociali ed anche spirituali. La psicologia mi ha fornito alcune indicazioni: alcune utili, molte altre no, soprattutto quelle che, ad esempio, in un primo tempo considerano l’omosessualità una malattia per poi smentirsi dopo pochi anni inserendola - come è sacrosanto è giusto che sia - nel contesto della normalità (alcuni manuali di psichiatria sono l’emblema del principio di non contraddizione!). Parimenti, spinto dalla passione per la storia, ho scoperto ben presto che di queste “potenzialità” l’essere umano ne ha esibite poche, anzi pochissime, a fronte di pulsioni distruttrici e sataniche che hanno generato secoli di morte, terrore, campi di battaglia, guerre fratricide, soppressione, predominio, esclusione ed annientamento. Le vette luminose raggiunte dalla bellezza delle arti e dalla saggezza della scienza, ovvero la più alta rappresentazione di quanto l’essere umano sia capace di giungere fino al cuore del Divino, sono ben poca cosa di fronte ad una pulsione aggressiva ed annichilente da cui è pervasa la storia dell’Umanità.

Ti ricordi, caro fratello Rob, lo dicevi tu stesso agli allievi delle quarte medie, quando raccontavi la triste storia del campo di concentramento, della deportazione, dell’esclusione, dell’annientamento della persona? Parlavi dell’odore acre ed indelebile del fumo che usciva dalle ciminiere dei forni crematori. Degli Ebrei considerati come delle NON persone. Oltre alla tua incommensurabile capacità di perdono – questa sì che si avvicina al Divino! – avvertivi anche che “la storia non è finita” e, sotto forme più sottili, brama di potere è tendenza alla sopraffazione dell’uomo sull’Uomo non si sono esaurite con il 27 gennaio 1945. La storia, anche quella successiva allo scardinamento di quelle porte maledette e divisive, è costellata da episodi o intere epoche che ci parlano di emarginazione, di disuguaglianze, di vessazioni, di oltraggi alla Libertà di pensiero e di confessione. Di oltraggi alla vita stessa. E le cronache attuali continuano a parlarci di guerre vicine e lontane, di uno sfacciato ed arrogante disamore nei confronti della Natura, di interessi economici che non guardano in faccia a nessuno, di oltraggi ed abusi nei confronti dei bambini e dei più deboli, di donne quotidianamente vilipese, stuprate ed assassinate. Avevi ragione, caro fratello! La storia non è finita. Anzi, tende a ripetersi. Perché? Perché l’essere umano tende a dimenticare e, soprattutto, perché ricordare ed elaborare costa fatica. Talvolta accade persino che la ferocia dell’aggressore venga trasmessa o trasmigri nella psiche dell’aggredito per diventare a sua volta aggressore.

Sono però anche convinto che nell’umano dimori qualcosa di profondamente buono e generoso, e che alcune sue risorse, finora inespresse, assopite o offuscate dall’uso (sapiente?) di una comunicazione che sa rendere non contraddittorio “tutto ed il contrario di tutto”, non siano finite. Spero infatti sempre nella rinascita della saggezza, dell’arte e della bellezza; credo che un rinnovato Umanesimo sia ancora possibile. E credo ancora che la compassione e la bontà umana esitano. Confido nei giovani, nel ruolo della scuola e negli insegnanti illuminati che li sapranno guidare ed “umanizzare”. Mi commuovo ancora, per finire, rileggendo le seguenti parole scritte da un allievo di quarta media meditando sull’incontro avvenuto nel 2014; un allievo che ha colto quanto di meglio si potesse cogliere dalle tue straordinarie parole.

Dal diario di M.

“Secondo me questa lezione è servita un po’ a tutti, ci ha fatto crescere nel nostro piccolo (…). Io ammiro molto il lavoro che il signor Rob sta facendo, passando di scuola in scuola a raccontare la sua storia e ad aiutarci a non dimenticare. C’è stata una cosa che ha detto su cui sono totalmente d’accordo: “se perdi la speranza perdi la vita”. (…) Due cose che non devono mai mancare nella nostra vita sono la speranza e il rispetto, ed io SPERO che il lavoro del signor Rob non sia stato vano e lo RISPETTO come Persona”.

Onore a te, caro fratello Rob, per essere “ciò che sei” e “fare ciò che fai”; onore a tutte le sorelle e tutti i fratelli che hanno sofferto e stanno soffrendo ingiustamente. Ti voglio bene. Tuo fratello Alberto